domenica 1 febbraio 2009

Il divieto della tortura che non vieta la tortura

Se siete sdraiato su un tavolo da orbitorio respirando ancora, con il vostro torturatore piegato su di voi, certo non vi può importare molto se questo è americano o una semplice recluta pagata dagli Stati Uniti.
Questa settimana, quando il presidente Obama ha apertamente dichiarato che "gli Stati Uniti non tortureranno" molte persone hanno creduto erroneamente che avrebbe interrotto la pratica, quando di fatto l'ha semplicemente ricollocata.
L'Ordine Esecutivo vieta ad alcuni — non a tutti — funzionari USA di torturare ma non proibisce a nessuno di loro, lui stesso incluso, di sponsorizzare la tortura all'estero.
In realtà, il suo cambiamento di politica incide solamente su una esigua percentuale di torture delle quali sono colpevoli gli USA e potrebbe di fatto portare a un incremento in tutto il mondo della tortura sostenuta dagli USA.
L'inganno sta nel fatto che a partire dal Vietnam, quando pure le forze USA spesso torturavano direttamente, gli USA hanno visto principalmente la tortura fatta per loro per procura — pagando, armando, addestrando e consigliando degli stranieri per farlo, ma solitamente stando attenti a tenere gli americani almeno ad un cauto passo di distanza.
Cioè, gli USA hanno avuto la tendenza a farlo in quel modo finché Bush e Cheney hanno cambiato protocollo e si sono avuti molti americani che usavano direttamente le mani e talvolta prevendevano fotografie digitali.
Il risultato è stato un fallimento di pubbliche relazioni che ha fatto infuriare l'establishment USA poiché smascherare davanti a tutto il mondo le tecniche USA ha ridotto il potere degli USA.
Ma, nonostante l'indignazione, la veirità era che sotto l'amministrazione Bush/Cheney le torture eseguite direttamente da americani sono state una trascurabile percentuale di tutte le torture che eseguite dai clienti degli USA.
Per ogni tormento inflitto direttamente dagli americani in Iraq, Afghanistan, Guantanamo e nelle prigioni segrete, ve ne sono stati molti di più impartiti da forze straniere sponsorizzate dagli USA.
Quelle forze operavano ed operano con il sostegno militare, finanziario e di intelligence o di altro tipo degli USA in Egitto, Israele, Arabia Saudita, Etiopia, Pakistan, Giordania, Indonesia, Thailandia, Uzbekistan, Colombia, Nigeria e Filippine, per menzionare qualche posto, per non parlare delle torture senza mani americane da parte di iracheni ed afgani appoggiati dagli USA.
Ciò che la dichiarazione di Obama apparentemente bandisce è quella piccola percentuale di tortura ora eseguita da americani mentre si mantiene intatta la schiacciante maggeranza del sistema di torture, che viene eseguita da stranieri sotto protezione USA.
Obama potrebbe smettere di appoggiare forze straniere che torturano, ma ha scelto di non farlo.
Invece, il suo Ordine Esecutivo si riferisce soltanto al trattamento di "...un individuo in custodia o sotto il controllo effettivo di un ufficiale, impiegato o altro agente del governo degli Stati Uniti, o detenuto all'interno di una struttura posseduta, diretta o controllata da un dipartimento e agenzia degli Stati Uniti, in qualsiasi conflitto armato...",il che significa che non proibisce neppure la tortura diretta da parte di americani al di fuori dell'ambito del "conflitto armato", e cioè non bandisce neppure molte delle torture praticante direttamente dagli americani, dal momento che molti regimi repressivi non si trovano in un conflitto armato.
Ed anche se, come afferma Obama, "gli Stati Uniti non tortureranno", possono ancora pagare, addestrare, equipaggiare e consigliare torturatori stranieri, cin la certezza che loro, ed i loro protettori USA, non affrontino la giustizia locale o internazionale.
Questo è il ritorno alla situazione precedente l'amministrazione Bush, il regime della tortura da Ford fino a Clinton, che, anno per anno, ha spesso prodotto più supplizi appoggiati dagli USA di quanto ne siano stati provocati durante gli anni di Bush/Cheney.
Sotto il vecchio — ora di nuovo in vigore — regime di tortrue per procura, gli americani insegnavano l'interrogatorio/tortura, quindi stavano nella stanza più vicina mentre le vittime urlavano, imbeccando le domande ai loro allievi stranieri. Questo è il modo nel quale gli USA lo facevano in El Salvador a partire dall'amministrazione di JFK fino a quella di Bush Sr. (Per i dettagli vedi il mio "Dietro le squadre della morte: un rapporto esclusivo sul ruolo degli USA nel terrore ufficiale in El Salvador", The Progressive, maggio 1984 ; il rapporto della Commissione Servizi Segreti del Senato USA che ha provocato la scritturadi quell'articolo è ancora classificato, ma il fatto che gli USA fornissero gli interrogatorii ai torturatori mi è stato confermato da senatori della commissione. Vedi anche il mio "Confessioni di un ufficiale delle squadre della morte", The Progressive, marzo 1986 ed il mio "Commento", The New Yorker, 15 ottobre 1990, [a proposito della legge, gli USA ed El Salvador]).
In Guatemala, sotto Bush Sr. e Clinton (mentori della politica estera di Obama), gli USA appoggiarono lo squadrone della morte G-2 dell'esercito che teneva archivi completi sui dissidenti e quindi faceva loro l'electroshock o tagliava loro le mani. (L'archivio/sistema di sorveglianza fu avviato per loro negli anni '60 e '70 da CIA/Dip. Stato/AID/forze speciali; per la storia vedi "Dietro le squadre della morte", citato sopra ed i libri del Prof. Michael McClintock).
Gli americani sul terreno nell'operazione guatemalteca, alcuni dei quali ho incontrato e menzionato, hanno effettivamente collaborato a dirigere il G-2 ma, loro stessi, sono stati cauti sulle sue camere di tortura. (Vedi il mio "La squadra della morte della CIA", The Nation [US], 17 aprile 1995, "La squadra di campagna", The Nation [US], 5 giugno 1995, scambio di lettere con l'ambasciatore USA Stroock, The Nation [US], 29 maggio 1995 e Allan Nairn e Jean-Marie Simon, "Burocrazia di morte", The New Republic, 30 giugno 1986).
Vi è stata una storia simile nella Haiti di Bush Sr. e Clinton — un'operazione gestita dalla gente di Obama di oggi — dove la DIA (Defense Intelligence Agency) ha contribuito ad avviare il gruppo terroristico FRAPH, la CIA ha pagato il suo capo ed il FRAPH stesso ha usato i machete sui civili haitiani, torturando ed uccidendo per delega degli USA. (Vedi il mio "Dietro i paramilitari di Haiti: il nostro uomo nel FRAPH", The Nation [US], 24 ottobre 1994 e "E' il nostro S.O.B.""This Week" della ABC TV dal segretario di stato USA Warren Christopher).
Nell'odierna Thailandia — un paese che di solito non viene in mente quando la maggior parte della gente pensa alla tortura — la polizia speciale ed i militari ricevono attrezzatura ed addestramento USA per cose come la "target selection" [lett:"selezione del bersaglio"], e quindi escono e torturano musulmani malesi thailandesi nel profondo sud ribelle e talvolta anche rifugiati birmani (principalmente buddisti) e lavoratori sfruttati del nord e della costa occidentale.
Non molto tempo fa ho visitato un importante inquisitore thai che ha parlato apertamente della tortura paraticata da esercito/polizia/servizi segreti e quindi ha concluso la nostra discussione dicendo "Guarda questo" e mi ha invitato nella sua sala interna.
Era un museo aggiornato di targhe, fotografie e premi dei servizi segreti USA ed occidentali, compresi encomi del centro antiterrorismo della CIA (allora diretto da persone ora alle dipendenze di Obama), sue fotografie con alti personaggi USA, incluso George W. Bush, una medaglia avuta da Bush, svariati certificati di addestramento di servizi segreti/FBI/militari USA, una sua fotografia con un collega israeliano, accanto di un carro armato nei Territori Occupati ed attrezzi e cimeli da interrogatorio del Mossad, Shin Bet e Singapore e altri.
Mentre uscivo, l'agente dell'intelligence thai osservò che presto sarebbe tornato a visitare Langley.
Il suo ruolo è tipico. In tutto il mondo ve ne sono migliaia come lui. La tortura USA per procura rende insignificante quella a Guantanamo.
Molti americani, a loro merito, odiano la tortura. Ma la scappatella di Bush/Cheney l'ha smascherata.
Ma per fermarla devono comprendere i fatti e capire che il divieto di Obama non la ferma ed in realtà potrebbe persino conciliarsi con un incremento del crimine della tortura sponsorizzato dagli USA.
Tramite l'azione per procura, stanotte il sistema avanzerà inesorabilmente. Altri, shock, soffocamenti, profonde bruciature. E migliaia di menti complesse convergeranno su un solo pensiero: 'Per favore, lasciatemi morire'.
Allan Naim
link
vedi anche:

Gli ordini di Obama lasciano intatte la tortura e la detenzione indefinita
link

come Israele ha rispettato la tregua prima della guerra che aveva deciso di fare a prescindere dalle azioni di Hamas

Il 16 giugno 2008 Hamas e il governo Israeliano firmano una tregua, che prevede tra le altre cose la fine reciproca di tutte le attività militari nella Striscia di Gaza e la fine dell'embargo con l'apertura di tutti i passaggi commerciali.

Durante la tregua però decine di palestinesi vengono uccisi e moltissimi sono feriti, sia a Gaza che in Cisgiordania.

Anche l'embargo di Gaza che sarebbe dovuto cessare con la tregua continua invece praticamente senza interruzione.
Tra luglio e novembre 2008, durante la "tregua", sono 55 i malati che muoiono a causa dell'embargo e della chiusura dei valichi, per mancanza di medicine o perché viene negato loro il permesso di uscire da Gaza per ricevere cure mediche in strutture più attrezzate.

L'Egitto tiene chiuso ininterrottamente il valico di Rafah tranne che per periodi brevissimi, di un paio di giorni l'uno, a distanza di settimane tra loro.
Il transito delle merci verso Gaza dai valichi con Israele procede a rilento e per quantitativi contingentati.

In Cisgiordania continua l'edificazione del muro, tutto sul territorio palestinese che viene spezzettato in mille enclavi, separate da 630 checkpoint.
Non solo non vengono evacuati gli insediamenti coloniali illegali (come era stato previsto dalla roadmap), ma ne vengono costruiti di nuovi.
Le manifestazioni pacifiche contro il muro vengo duramente represse con morti e feriti.

Il 4 novembre l’esercito israeliano attacca la striscia di Gaza, provocando almeno 5 morti.
Hamas risponde con il lancio di razzi contro il territorio israeliano.

Solo questo ultimo episodio viene comunicato dai media. Tutto quello che lo ha preceduto non esiste. La responsabilità politica della fine della tregua viene quindi attribuita solo ed esclusivamente a Hamas.
Un vero e proprio falso storico.

Per dare la possibilità di conoscere la vera storia di questa tregua che il regime sionista non ha mai voluto rispettare, abbiamo ricostruito questa cronologia degli eventi in Palestina tra il 19 giugno e il 19 dicembre 2008, servendoci dell'unica fonte di informazione disponibile, quella dell'agenzia Infopal. Una fonte sicuramente di parte che però elenca senza censure tutto quanto è avvenuto, indipendentemente dalla responsabilità israeliana o palestinese, riportando tanto il lancio di missili da Gaza, quanto gli attacchi dell'esercito israeliano.

Pur non avendo potuto riportare tutto (ma chi volesse approfondire può visitare il sito www.infopal.it per leggere la cronologia completa), il quadro che esce da questa cronologia è a dir poco sconvolgente nei confronti della nostra certezza di essere correttamente informati.

Anche se formalmente la tregua riguardava solo Gaza, la cronologia elenca sia episodi avvenuti a Gaza che episodi avvenuti in Cisgiordania.

Questo per due motivi. Il primo è che nonostante oggi la Palestina sia, non certo per propria responsabilità, divisa in due enclavi circondate da Israele, quello che avviene in una non può non influire anche sull'altra.

Il secondo motivo è che c'è una convinzione molto diffusa, anche se profondamente errata, che tutti i problemi siano circoscritti a Gaza perché Gaza è governata da Hamas.
Ma nella Cisgiordania governata dal "moderato" (per usare un eufemismo) Abu Mazen non è passato giorno senza un attacco dell'esercito israeliano, un sequestro di cittadini palestinesi, una razzia ad opera di coloni israeliani.

La differenza con Gaza è solo quella che in Cisgiordania il popolo palestinese è abbandonato dal proprio governo e lasciato alla mercé dell'esercito sionista.
La Cisgiordania è oggi solo un protettorato in cui il regime sionista fa il bello e il cattivo tempo.

L'unico problema che c'è con Gaza è che Gaza lotta per non essere ridotta ad un protettorato sionista.

LA TREGUA DEGLI ASSASSINI

Eyad Khanfar (24 anni) - Nablus 24 Giugno
Tareq Abu Ghali - Nablus 24 Giugno
Muhammad Anwar Jamil Abu Sara (14 anni) - Hebron 28 giugno
Talal Said Abed (32 anni) - Kufr Dan 10 luglio
Salim Jumaa Humaid (16 anni) - Khan Yunes 10 luglio
Mahmud Othman Asi (45 anni) - Bani Hassan 11 luglio
Ahmad Husam Yousef Musa (12 anni) - Nil'in 29 luglio
Yousef Ahmad Younes Amira - Nil'in 4 agosto
Hasan Muhammad Hamaid (16 anni) - Betlemme 13 settembre
un cittadino palestinese - Nablus 20 settembre
Abd Al-Qadir Ziyad (17 anni) - Ramallah 15 ottobre
Aziz Arar (20 anni) - Ramallah 16 ottobre
Mohammad Jamal ar-Ramahi - Ramallah 16 ottobre
Mohammed Tahir 'Abahra (67 anni) - Yamun 29 ottobre
Muhammad Ba’lusha - Gaza 5 novembre
Omar Al-Alami - Gaza 5 novembre
Muhammad Awad - Gaza 5 novembre
Wajdi Muharib - Gaza 5 novembre
Ghassan at-Tramsi (29 anni) - Gaza 6 novembre
Mahmoud Siyam - Gaza 12 novembre
Rami Freinah - Gaza 12 novembre
Muhsen Al-Qidrah - Gaza 12 novembre
Isma’il Abu Al-Ola - Gaza 12 novembre
due resistenti palestinesi - Gaza 15 novembre
quattro militanti dei Comitati di Resistenza Popolare - Gaza 16 novembre
militante delle Brigate al-Qassam - Gaza 20 novembre
Hikmat Odeh Said Khalil (48 anni) - Qalandia 26 novembre
Mohammad Abu Thraa (27 anni) - Nablus 2 dicembre


Un elenco (parziale) dei palestinesi uccisi durante i 6 mesi della cosiddetta "tregua". Tutti assassinati da un esercito straniero mentre si trovavano nel loro Paese.
Qualcuno di loro stava protestando come Ahmad Husam Yousef Musa, il dodicenne assassinato a Nil'in, qualcuno si trovava nel luogo sbagliato, come Salim Jumaa Humaid di 16 anni, assassinato a Gaza perché era "troppo vicino" al confine, o come Mohammed Tahir 'Abahra, di 67 anni, ucciso a Jenin senza motivo.
Altri sono stati assassinati mentre difendevano il loro Paese dall'aggressione straniera, come i 5 militanti uccisi il 5 novembre a Gaza. Altri ancora erano nella lista di quelli da uccidere e sono stati assassinati comunque, alla faccia della tregua.

LA TREGUA DELL'INFORMAZIONE

Dal 19 giugno al 19 dicembre 2008 anche la stampa italiana ha osservato una propria tregua e, semplicemente, si è dimenticata di informare su quanto stava succedendo in Palestina.

Ricercando notizie negli archivi informatici del Corriere e della Repubblica ci si accorge che questa "tregua della stampa" è stata violata solo in pochissime occasioni.

Emblematica la prima: il 20 giugno (il giorno successivo all’inizio della tregua) coloni israeliani lanciano dei missili Qassam contro cittadine palestinesi, il 21 giugno l'esercito israeliano spara su pescatori e contadini di Gaza, il 24 giugno invade Nablus (nella Cisgiordania palestinese) e assassina due studenti universitari, a Gaza spara e ferisce un contadino.
Tutto questo, anche se si tratta di fatti riportati dagli stessi quotidiani israeliani, per la stampa italiana non fa notizia.

Lo stesso 24 giugno, dopo i due assassini mirati di Nablus, vengono lanciati da Gaza alcuni missili contro la cittadina israeliana di Sderot ferendo due persone.
Questo invece fa notizia e un laconico articolo di Repubblica titola "Razzi su Sderot violata la tregua". All'interno dell'articolo neppure un cenno alle precedenti violazioni da parte di Israele.
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/06/25/razzi-su-sderot-violata-la-tregua.html]

Il 3 luglio una seconda notizia, sempre da Repubblica: "Con un bulldozer contro un bus palestinese fa strage a Gerusalemme". E nell'articolo viene sottolineato che si tratta di "Un' azione che rompe la tregua appena siglata da Hamas e Israele".
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/07/03/con-un-bulldozer-contro-un-bus-palestinese.html]

Prima di questa "violazione" se ne erano verificate altre. La più grave di tutte a Hebron dove l'esercito israeliano aveva ucciso un ragazzo di 14 anni, Muhammad Anwar Jamil Abu Sara. Poi incursioni militari all'interno del territorio palestinese della Cisgiordania, tentativi di assassini mirati, rapimenti di cittadini Palestinesi, ferimenti, distruzioni di abitazioni, aggressioni di coloni israeliani contro cittadini palestinesi e ancora razzi artigianali sparati da coloni israeliani contro villaggi palestinesi.
Ma durante tutto questo anche Repubblica e il Corriere erano in "tregua" e osservavavano un rigido silenzio stampa.

Il Corriere tace fino 23 luglio quando informa i propri lettori del secondo episodio di attacco con bulldozer: "Kamikaze su una ruspa terrorizza Gerusalemme".
L'articolista del Corriere cita con enfasi l'esternazione di Barack Obama, in quei giorni in visita in Medio Oriente: «Ci ricorda la violenza che gli israeliani hanno affrontato con coraggio ogni giorno, ormai da troppo tempo».
Sulle violenze che i Palestinesi devono affrontare giorno dopo giorno tace Barack Obama e tace anche Davide Frattini che firma l'articolo.
[archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/23/Kamikaze_una_ruspa_terrorizza_Gerusalemme_co_9_080723068.shtml]

Altri due articoli del Corriere il 5 e il 6 agosto informano della missione del Movimento Free Gaza che tenta di raggiungere Gaza con due imbarcazioni da Cipro.
Due articoli di impostazione molto "gossip" centrati sul fatto che una delle militanti del Free Gaza è la cognata di Blair: "Il personaggio Giornalista e star di un reality, sostiene la causa palestinese".
[archiviostorico.corriere.it/2008/agosto/05/Gaza_dal_mare_per_sfidare_co_9_080805068.shtml]
[archiviostorico.corriere.it/2008/agosto/06/sorella_Cherie_Blair_sfida_barca_co_9_080806039.shtml]

Un terzo articolo il 25 agosto informa che i 2 battelli pacifisti sono arrivati a Gaza.
[archiviostorico.corriere.it/2008/agosto/24/Gaza_battelli_pacifisti_forzano_blocco_co_9_080824026.shtml]

Nessuna parola sul mitragliamento delle imbarcazioni palestinesi in attesa dei due battelli pacifisti, nessuna parola sui tentativi israeliani di bloccare le imbarcazioni, fosse solo per spiegare come mai hanno impiegato ben 20 giorni per arrivare a Gaza.

Il 17 settembre anche Repubblica pubblica una notizia dal fronte Palestinese. E' coinvolto un volontario italiano, Vittorio Arrigoni ferito mentre si trovava su un peschereccio palestinese e l'articolista deve comunque tranquillizzare l'opinione pubblica "All' Ansa il pacifista ha riferito di «stare bene»".
Neppure un cenno invece all'infinita serie di aggressioni della marina militare israeliana ai danni dei pescherecci palestinesi. Il fatto è trattato come un episodio isolato.
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/09/17/israeliani-contro-palestinesi-attacco-in-mare-pacifista.html]

Poi Repubblica tace. E tace sempre il Corriere.
Tacciono quando Israele uccide, quando Israele ferisce, tacciono anche quando il 4 novembre 2008 Israele attacca Gaza uccidendo 5 palestinesi e decretando così la fine della tregua.

Repubblica si risveglia solo il 16 novembre, quando ormai la tregua è rotta da due settimane e titola "Gaza, ancora attacchi di Hamas. Barak: pronti a una rappresaglia".
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/16/gaza-ancora-attacchi-di-hamas-barak-pronti.html]

E il giorno successivo rincara la dose: "I razzi di Hamas rompono la tregua rappresaglia israeliana su Gaza"
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/17/razzi-di-hamas-rompono-la-tregua.html]

Né Repubblica, né il Corriere si degnano di informare i propri lettori quando il 18 novembre un cittadino italiano, Vittorio Arrigoni, viene sequestrato e detenuto illegalmente nei carceri israeliani.

Dopo aver così bene informato i propri lettori Repubblica si può permettere di "inorridire" di fronte allo slogan "Israele assassina, giù le mani dalla Palestina" durante la manifestazione del 30 novembre a Roma.
Nel pezzo un'altra chicca di disiformazione: scrivendo del muro costruito da Israele all'interno del territorio palestinese della Cisgiordania, che ne riduce l'estensione territoriale della metà, l'articolista scrive il "muro sorto sul territorio di Israele". (!)
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/30/corteo-per-la-palestina-roma-scontro-sugli.html]

Il Corriere, che nel frattempo ha continuato a tacere, esce con un articolo su Gaza il 15 dicembre: "Hamas: «La tregua è finita» Ma Israele non chiude la porta" .
L'onesto lettore del Corriere, ignorando tutto quanto è successo, gli assassini, i ferimenti, le distruzioni a questo punto dovrebbe naturalmente pensare che i palestinesi sono pazzi. Ed è questo l'obiettivo abbastanza esplicito di Francesco Battistini che firma l'articolo.
Un unico elemento degno di nota in questo articolo è il fatto che si parla dei "venti palestinesi uccisi alla frontiera l' ultimo mese", anche se citando una dichiarazione di Hamas e provvedendo immediatamente ad aggiungere "sorvolando sui Kassam che bersagliano Sderot".
Questo dovrebbe rassicurare un lettore attento del Corriere che avesse dei dubbi sull'elenco dei palestinesi assassinati riportato in questo dossier (e sarebbe legittimo averli per chi si informa solo su certa stampa).
[archiviostorico.corriere.it/2008/dicembre/15/Hamas_tregua_finita_Israele_non_co_9_081215030.shtml]

Se invece fosse un lettore di Repubblica ad avere dubbi lo invitiamo a rileggere con attenzione l'articolo "Gaza si tinge di verde per la festa di Hamas 'Non rinnoveremo la tregua con Israele'" del 15 dicembre.
Nel suo pezzo l'ignoto articolista a ad un certo punto si tradisce e scrive: "una tregua indegna di questo nome viene a scadenza il prossimo venerdì 19 novembre. Non è che non si sia combattuto. L' esercito israeliano ha continuato a fare le sue incursioni nel territorio della Striscia, ma meno di prima. Una ventina di palestinesi, la stragrande maggioranza miliziani, sono stati uccisi. Meno di prima."
[ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/12/15/gaza-si-tinge-di-verde-per-la.html]

Si tratta di due delle rarissime tracce sulla stampa italiana di quello che è successo durante la tregua sionista e che riportiamo nella cronologia che segue
LINK