L’ONU massacrò oltre 100 mila civili sospettati di essere comunisti in Corea
Le autorità sudcoreane hanno scoperto nel Paese fosse comuni
contenenti migliaia di resti umani, compresi bambini. Le
documentazioni finora messe insieme proverebbero che almeno 100 mila
civili sono stati massacrati durante la guerra di Corea (1950-1953) da
forze alleate delle Nazioni Unite, perché simpatizzanti comunisti o
presunti tali. In alcuni casi, le forze americane sono state accusate
di essere state presenti durante i massacri e in almeno un caso un
funzionario americano avrebbe autorizzato lo sterminio di un gruppo di
prigionieri. Le ricerche negli archivi degli Stati Uniti hanno
rinvenuto documenti su un colonnello americano che diede la sua
approvazione ad un massacro in cui furono fucilati 3.500 filo-
comunisti. Il professor Kim Dong-Choon ha detto che vi sono stati
almeno quattro casi documentati di bombardamenti americani sui civili.
Gli americani temevano potessero esserci infiltrati tra di loro.
Inoltre, forze USA erano presenti a due importanti massacri di
migliaia di persone: Busan e Daejeon. Anche gli inglesi compaiono nei
rapporti della Commissione, ma solo per sottolineare che essi non
fecero sforzi sufficienti per fermare i massacri o per far pressione
sugli americani, anche se in alcuni casi vi furono anche prese di
posizione ufficiali. Finora era noto che fossero state commesse
atrocità da entrambe le parti ogni volta che il fronte si spostava
avanti e indietro ma i nuovi dati suggeriscono vi sia stato un piano
di liquidazione di coloro che erano sospettati di simpatie comuniste
mentre i nordcoreani avanzavano, e poi di nuovo contro i
collaborazionisti, allorché gli Alleati avanzarono nuovamente verso il
38° parallelo. L'inchiesta, condotta dalla Commissione nazionale
"Verità e Riconciliazione”, è molto controversa, e si teme possa
screditare la politica filo-americana della Corea del Sud.
Il Lusitania trasportava davvero materiale bellico
L’affondamento del piroscafo inglese Lusitania (7 maggio 1915), conquasi 1.200 civili a bordo, provocò un tale sdegno nell’opinione
pubblica degli Stati Uniti da favorire l’intervento nella Prima guerra
mondiale di Washington circa due anni più tardi. Così dice la storia,
aggiungendo che il sommergibile tedesco non aveva alcun motivo di
attaccare una nave passeggeri anche se di un paese nemico. Ma ora,
sommozzatori hanno trovato armi nella stiva del Lusitania, indicando
che i tedeschi hanno sempre avuto ragione nel sostenere che la nave
stava trasportando materiale bellico e che quindi era un obbiettivo
militare legittimo. Il vascello, diretto da New York a Liverpool,
venne affondato a sole otto miglia a largo della costa irlandese.
Affermando che il Lusitania era solo una nave passeggeri, gli inglesi
accusarono subito i “pirati unni” di aver massacrato dei civili. Il
disastro venne usato per sobillare l’odio contro i tedeschi,
soprattutto negli Stati Uniti, da dove provenivano 128 delle 1.198
vittime. Robert Lansing, il segretario di Stato USA, scrisse in
seguito che l’affondamento gli diede “la convinzione che alla fine
saremmo diventati l’alleato dell’Inghilterra”. Agli americani venne
persino detto, falsamente, che ai bambini tedeschi era stato concesso
un giorno di vacanza per celebrare l’affondamento del Lusitania. La
squadra di sommozzatori che ha scoperto il carico ritiene che
giacciano nella stiva del Lusitania circa quattro milioni di
proiettili Remington 303 fabbricati negli Stati Uniti. La scoperta può
aiutare a spiegare perché una nave lunga 241 metri come il Lusitania
sia affondata in 18 minuti a causa di un solo siluro tedesco giunto a
colpire il suo scafo. Alcuni dei 764 sopravvissuti riferirono inoltre
di una seconda esplosione che può essere stata provocata dalle
munizioni. Winston Churchill, che fu dapprima Lord dell’Ammiragliato e
che a lungo è stato sospettato di conoscere le circostanze
dell’attacco più di quanto avesse lasciato credere in pubblico,
scrisse in una lettera confidenziale poco dopo l’affondamento: “E’
della massima importanza attrarre le navi neutrali sulle nostre rive,
soprattutto nella speranza di coinvolgere gli Stati Uniti contro la
Germania. Da parte nostra vogliamo il traffico – più ce n’è meglio è -
e se qualcuno finisce nei guai, ancora meglio”.
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