venerdì 18 agosto 2017

gli utili idioti del capitale 1: gli antilavoristi

"Da questa classe operaia, anche qui da noi in Italia e in Europa, è stata sradicata l’idea del rifiuto del lavoro inteso come sfruttamento, è stata spazzata via l’idea che la vita umana si realizzi pienamente soltanto all’interno di una comunità di intenti antagonista all’esistente, in cui il lavoro torni ad essere una forza creativa collettiva non solamente destinata a produrre ricchezza monetaria e merci. Ed è, occorre dirlo, un’umanità triste e impoverita oltre che impaurita. "

cianciare di rifiuto del lavoro dalla proprie comode poltrone è facile. Ma IN UN REGIME CAPITALISTA, semplicemente, E' IMPOSSIBILE rifiutare il lavoro. Il capitalista lascia vivere il proletario solo se può sfruttarlo. Nel capitalismo, il lavoro è una condanna inevitabile. L'unica alternativa è la rivoluzione, ammetterne la necessità assoluta e l'altettanto assoluta necessità che ogni arma (in senso proprio e figurato) deve essere usata per farla
Ma il nostro intellettuale borghese si guarda bene dal farlo, non sia mai che si disturbi seriamente sua maestà il capitale, meglio inveire contro quello zoticone di un operaio che, non avendo nessun alternativa allo sfruttamento, cerca di farselo piacere.

"La malattia, se così si può definire, ebbe infatti origine, oltre che nell’Italia fascista, nella Russia della controrivoluzione staliniana dove non solo i dirigenti fascisti andarono ad apprendere le forme di organizzazione del lavoro e a contrattare l’apertura di nuovi stabilimenti,17 ma in cui l’operaio produttore divenne oggetto di culto con lo stakanovismo."

Ovviamente all'anticapitalista da poltrona l'idea che l'URSS, stremata da un decennio intinterrotto di guerra mondiale e civile, e isolata dalle potenze capitalistiche, NON AVEVA ALTERNATIVE a costruire nel più breve tempo possibile un apparato industriale di primo livello, che è stato peraltro il fondamento della vittoria dell'Armata Rossa, senza i Gosplan che fanno tanto inorridire la nostra anima bella, l'URSS non avrebbe mai potuto arrivare a quelle vette produttive che, riconvertite per la guerra, permisero di avere le armi per sconfiggere il nazismo. Per il nostro cialtrone, il lavoro è male in sè, che sia quello del crumiro che aiuta l'industriale a far fallire gli scioperi e quindi a sottomettere meglio i lavoratori, o che sia quello del proletario che con la sua produttività aiuta lo stato comunista a diventare più forte e quindi a non essere schiacciato dalla volontà di distruzione portata avanti senza soluzione di continuità dalle potenze borghesi, non rileva. Produrre il T34 che spezza la schiena ai nazisti e produrre i panzer che porta le armate tedesche a realizzare il sogno nazista di fare dell'intera Europa Orientale il Far West tedesco (con incluso sterminio degli slavi e degli ebrei), pari sono.
Il lavoro è una maledizione (ma questo non è Marx, questa è la Bibbia, perchè certi comunisti da salotto tanfano sempre di sagrestia?), e maledetto sia chi ne sostiene la necessità. QUindi pari sono il PCUS che deve affrontare il compito immane di portare un paese medievale e economicamente distrutto nel giro di un decennio nella modernità, pena la distruzione immediata, e il PCI con la sua politica sistematica di ammorbidimento delle lotte operaie e la sua opera infame di convincimento che, come sostiene un altro emerito cretino (Namib di it.politica), se cresce la torta del PIL la fetta dell'operaio sarà automaticamente più grande, perchè il signor padrone è buono e se la torta è grande la dà volentieri all'operaio, come se il capitalismo non fosse fondato proprio sull'organizzare la produzione in modo che qualunque sia la dimensione della torta, il capitalista se la prenda tutta, e lascia le briciole al proletario solo perchè gli serve vivo.
La bestialità che il lavoro sia da combattere in sè a priori non è certo di Marx: l'argomento della società comunista non gli interessava perchè essedno materialista era interessato a COME ARRIVARE a quella società, e quindi organizzare la lotta proletaria, e non sognare utopie cui il mondo si sarebbe spontaneamente adeguato. Non a caso ne ha parlato una volta sola, nell'Ideologia tedesca, opera che precede la messa in pratica della famosa undicesima tesi su Feuerbach  con la redazione del Manifesto. In essa  Marx parlava di uomo che, non essendo costretto dal capitalismo a specializzarsi in una sola attività per ottenere il massimo della produttività, avrebbe potuto scegliere liberamente quali attività fare ("la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico"). Ma mai si è sognato neppure per scherzo di immaginare una società in cui nessuno avrebbe lavorato, perchè il nemico è il lavoro in sè, e non il capitalista che lo sfrutta. Ammettendo per assurdo che sia possibile una simile società, prima bisognerà pure combattere il capitalismo che vuole costringere l'uomo ad essere solo una macchina di carne da sfruttare? E la rivoluzione come la fa, il nostro signor SM, e gli altri soloni del gruppo Krisis, a braccia conserte? Vabbè, tanto per chi inveisce contro i proletari anzichè contro chi li sfrutta, il problema di come fare la rivoluzione non si presenterà mai perchè, incredibile dictu, l'operaio, che già subisce la vessazione dello sfruttamento, tende a mandare leggermente aff... chi oltre al danno gli dà pure del pirla.CHISSA' PERCHE'. (commeto ai deliri di Moiso sull'hard working man,)
MA forse ho sprecato anche troppo tempo con un "intellettuale" che basa la sua "analisi" del fascismo trumpiano prendendo per buona una balla che il miliardario ha tutto l'interesse a diffondere, ovvero che sia stato votato dai lavoratori e dai disoccupati.
E' un falso talmente grande che viene smentito persino da un sito generalista come wikipedia, che riporta la ripartizione dei voti per ripartizioni demografiche, che demolisce sistematicamente l'inesistente voto dei lavoratori per Trump.
L'elettore di Trump non è un proletario, è maschio, bianco, cristiano, bigotto, ultraquarantenne, poco scolarizzato, ma comunque a reddito medio-alto (oltre 50.000 dollari annui), che vive in periferia o in campagna. https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_presidential_election,_2016#Voter_demographics
Dati confermati dalla verifica del voto per contee, in cui è una costante vedere le grandi metropoli blu (democratiche) circondate da una marea di contee rurali rosse. L'America profonda, intollerante, che considera il resto del pianeta come landa desolata. E che esiste ed è corteggiata dalla politica da sempre (una volta il razzismo sudista era monopolio democratico, da Goldwater in poi la caccia al voto fascista è diventata cosa repubblicana).E il nostro "intellettuale" pontifica addirittura di voto DEGLI OPERAI NERI per Trump! O esalta il secondo emendamento perchè 40 anni fa c'erano anche operai che facevano picchetti con le armi in pugno. Echissenefrega se due secondi dopo ammetti che le "libere" armi vennero usati dai mercenari del padrone per sparare in faccia a chi scioperava (incredibile! in un regime capitalista, il borghese ha più armi del proletario, come sarà mai possibile?).