Gerusalemme, 5 dic. (Apcom) - E' una sfida ad ampio raggio e sempre piu' violenta quella che stanno lanciando i coloni ebrei sparsi nella Cisgiordania occupata da Israele nel 1967. La "Intifada ebraica" scattata dopo l'evacuazione, da parte della polizia, di uno stabile palestinese occupato dai coloni in violazione di una sentenza dell'Alta Corte di Giustizia, ha confermato che la destra religiosa e ultranazionalista ha nel suo mirino non solo i palestinesi ma lo stesso Stato di Israele, considerato ormai un "nemico" del progetto di redenzione di Eretz Israel, la biblica "Terra di Israele" promessa da Dio al popolo ebraico.
Non era stato cosi' dopo il 1967, quando le forze armate israeliane - in sei giorni di guerra lampo contro gli eserciti di Giordania, Egitto e Siria - catturarono Cisgiordania, Gaza e il settore arabo (Est) di Gerusalemme (oltre alle Alture del Golan e il Sinai) ponendo, di fatto, la quasi totalita' di Eretz Israel sotto il controllo ebraico. Si realizzo' quell'anno il sogno del rabbino capo della Palestina (all'inizio del Novecento) Avraham Kook e di suo figlio Zvi Yehuda, che avevano dato vita e sviluppato la corrente del Sionismo religioso.
In contrasto con la maggioranza dell'ebraismo ortodosso, il rabbino Kook e suo figlio avevano individuato nello Stato di Israele, quantunque laico, la "sacra" funzione di riconquista della totalita' della Terra Promessa, indispensabile per avviare il processo messianico di Redenzione. Il loro pensiero, per anni minoritario nel mondo religioso israeliano, trovo' popolarita' dopo il 1967 fino a dare vita nel 1974 al Gush Emunim ("Blocco dei fedeli"), un movimento sostenuto dal Partito nazional religioso, che si sarebbe impegnato negli anni successivi a "redimere" Eretz Israele, con la creazione di colonie nei territori palestinesi e arabi occupati. A favorire i disegni del Gush Emunim, "avanguardia del volere divino", fu soprattutto il Likud, il partito di destra guidato da Menachem Begin vincitore delle elezioni nel 1977, a danno al Partito laburista che
aveva dominato la scena politica prima e dopo la fondazione di Israele. Grazie al Likud e sempre appoggiato dal Partito nazional religioso, il Gush Emunim ebbe modo di disseminare la Cisgiordania e Gaza, ma anche il Golan e il Sinai, di colonie ebraiche, allo scopo dichiarato di impedire la restituzione dei territori "riconquistati" nel 1967.
La pace di Camp David, firmata da Begin con l'Egitto nel 1977, e il successivo ritiro dal Sinai, mise fine alla luna di miele tra il Gush Emunim e il governo israeliano ma, piu' di tutto, diede vita ad una spaccatura: la maggioranza del movimento dei coloni decise di collaborare con lo Stato mentre la minoranza si frantumo' in varie formazioni sempre piu' estremiste e violente a tal punto da mettere in discussione la legittimita' delle istituzioni ufficiali israeliane e di sollecitare il ritorno alla antica monarchia ebraica.
"Il Gush Emunim ora esiste solo sulla carta, oggi a dettare legge sono i piu' estremisti", ha spiegato ad Apcom Meir Margalit, un ex colono (a Gaza) divenuto qualche anno fa un pacifista e, successivamente, consigliere comunale a Gerusalemme. "Un numero cospicuo di coloni ha
sviluppato un approccio pragmatico e accetta la possibilita' della nascita di uno Stato palestinese in Cisgiordania e Gaza mentre una minoranza piu' fanatica, valutabile in alcune migliaia di coloni (sui 200mila nei Territori, ndr), intende opporsi con tutte le sue forze alla restituzione delle terre ai palestinesi ed evitare un ritiro dalla Cisgiordania simile a quello realizzato (nel 2005) dalla
Striscia di Gaza".
La sollevazione messa in atto ieri dai coloni piu' radicali, che godono del sostegno di un certo numero di parlamentari della destra estrema e di alcuni partiti minoritari, ha confermato le
preoccupazioni sulla pericolosita' crescente del fanatismo religioso ebraico manifestate a piu' riprese da politici ed intellettuali, tra i quali lo storico Zeev Sternhell, vittima qualche mese fa di un attentato compiuto da attivisti legati al movimento dei coloni. L'analista politico Ron Ben Yishai avverte che "il peggio non e' ancora venuto" e che la rivolta violenta scattata a Hebron e' stata solo un "esempio" di cio' che i coloni potrebbero mettere in atto se governo ed esercito non agiranno con determinazione. I coloni, dice Ben Yishai, puntano apertamente a provocare una reazione violenta dei palestinesi, in modo da gettare la Cisgiordania nel caos e impedire la nascita di uno Stato palestinese indipendente.
Non pochi vedono all'orizzonte anche omicidi politici, simili a quello del premier laburista Yitzhak Rabin, colpito a morte 13 anni fa a Tel Aviv da un giovane ebreo aizzato da rabbini di estrema destra che negli accordi di Oslo con i palestinesi avevano visto un tradimento della "redenzione" di Eretz Israel. Anche la possibile vittoria del leader del Likud, Benyamin Netanyahu, alle elezioni del prossimo 10 febbraio, potrebbe non bastare a chi rifiuta categoricamente l'idea di un compromesso territoriale con i palestinesi.
sabato 6 dicembre 2008
il punto della situazione nelle colonie ebraiche
Pubblicato da amaryllide alle 18:29
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