Lo diciamo subito con amarezza ma anche con chiarezza: la manifestazione di due milioni di persone a Roma, in piazza con il PD, è un giorno molto amaro per la democrazia italiana. Non ci mettiamo a speculare sulle cifre dei partecipanti che ad un riscontro oggettivo, nel calcolo tra dimensioni della piazza e spazio occupato dai manifestanti, dovrebbero essere più basse di quelle lanciate sulle agenzie. Assumiamo invece come reale il dato simbolico di due milioni di persone ieri a Roma con Veltroni.
Questa manifestazione assume quindi il carattere di una spettacolare affermazione di consenso, prodotto in nome della democrazia, ad un leader e a una rete di mandarini che non solo operano in spregio a qualsiasi elementare regola di democrazia, persino nella vita del suo stesso partito, ma che credono fermamente in un ultraliberismo contro il quale la stessa gente di ieri è scesa in piazza. Questo fenomeno, manifestare per un obiettivo dando consenso ad una leadership che pratica l'opposto, non è certo nuovo e fa parte del modo in cui i gruppi dirigenti si legittimano nelle società contemporanee per poter garantire i propri interessi particolari. Risulta però tanto più sconcertante che una classe dirigente come quella del PD carica di sconfitte, di legami clientelari di ogni genere (dalle grandi banche ai peggiori potentati diffusi sul territorio), che ha una tradizione di svendita del patrimonio del paese venga rilegittimata e rimessa in campo da una fiumana di persone bisognose del freddo rito del simulacro della partecipazione democratica. Perchè il problema sociale e politico è questo: la presenza permanente nella società italiana di un fenomemo parareligioso di strati di popolazione desiderosi di freddi riti di massa operati in nome di parole d'ordine di assoggettamento come "legalità", "moralità", "responsabilità", "farsi carico di sacrifici". Questo fenomeno parareligioso, bisogna dirlo, è socialmente pericoloso e proprio per questo va neutralizzato e disgregato. E' parte attiva di quel consenso alle peggiori politiche di questi anni, quelle che hanno permesso al centrosinistra di anticipare o completare le politiche di centrodestra: privatizzazioni, precarizzazione del lavoro, impoverimento delle strutture scolastiche e scientifiche, verticalizzazione della ricchezza.
Intendiamoci, Veltroni è un operoso ed efficace impiegato della tecnica del rovesciamento orwelliano della realtà adattata necessariamente alla subcultura cattolica per il contesto italiano. Ieri sulla scuola è riuscito persino a far capire che la riforma Gelmini si può fare magari solo differendola nel tempo. E' apparso un difensore della scuola. Ha fatto proposte economiche che oltre ad essere neoliberiste, mentre parla ad una platea in piazza perchè falcidiata dal neoliberismo, sono provinciali e superate persino negli Stati Uniti. E' apparso come un coraggioso innovatore mentre al massimo darà più soldi alle imprese che, come ammesso dallo stesso Greenspan, finiscono per alimentare tutto fuorchè l'economia.
E non a caso Repubblica, l'agenzia che ha in appalto la costruzione del consenso per il PD, si è accanita in questi giorni a provare a rompere la catena di trasmissione del sapere generazionale tra questa generazione di studenti e il '68. Il motivo è semplice, con il sapere del '68 le tecniche del rovesciamento orwelliano della realtà vengono smascherate e problema di questi fenomeni parareligiosi di consenso a politiche liberiste emerge collettivamente nella sua chiarezza. Il PD teme che prima o poi la realtà si manifesti. Sarebbe un colpo letale, in effetti.
Un paese di sessanta milioni di persone può tollerare, magari con quel senso di pietà e rispetto dovuto alle
manifestazioni di credulità popolare, l'esistenza due milioni di persone socialmente pericolose. Ma non può tollerare che i virus dell'assoggettamento, dell'immiserimento che questi due milioni di persone naturalmente portano con sè possano espandersi provocando ulteriori danni a questo sinistrato paese.
per Senza Soste, Kenny Dalglish
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Ci attendiamo a questo punto lunghe processioni a Mirafiori "in adorazione di un profitto industriale che Berlusconi non sa apprezzare".
la stampa
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